lunedì 29 luglio 2013

Una Colazione senza Tempo...




"Alle 5 del mattino del 2 ottobre 1960, Holly Golightly cammina per la Quinta Strada in una New York deserta, con gli occhiali da sole scuri e un abito di Givenchy destinato a diventare leggendario: è così che inizia Colazione da Tiffany ed è con questa scena che si apre una nuova era per la società americana (e non solo). Sam Wasson racconta la nascita, la realizzazione e le conseguenze di un film unico. Svela le avventure rocambolesche che sceneggiatore, regista, attori e produttori hanno dovuto affrontare per portare a termine una lavorazione piena di imprevisti; i trucchi messi in atto per passare illesi (o quasi) tra le maglie della censura e le intuizioni geniali che hanno permesso al film di superare un’accoglienza diffidente, di fare breccia nei cuori degli spettatori e di diventare un vero classico. Tutto parte dalla storia di una giovane comparsa che diventa un’icona di stile: Audrey Hepburn, con la sua grazia, riesce a guadagnarsi la fiducia di un pubblico eterogeneo e a conquistare mariti, mogli, genitori e figli.
Nel momento in cui la società si sente soffocata nei vecchi panni del primo dopoguerra e scalpita aspettando un cambiamento, Audrey e
Colazione da Tiffany propongono un cinema diverso, una moda nuova e uno stile di vita libero da polverosi moralismi (e in cui il sesso non è più né un tabù né una condanna!).
L’autore ripercorre la storia del film, i retroscena più significativi ma anche le sfumature più segrete: Marilyn Monroe che si sfila le scarpe per ballare con Truman Capote, Billy Wilder che si nasconde in un armadio, Givenchy che pensa di parlare con la Hepburn sbagliata, Blake Edwards che organizza una festa per girare la scena di una festa e
Moon River che rischia di non entrare nel film... salvo poi far risplendere Colazione da Tiffany alla notte degli Oscar."
http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/libro/4913_colazione_con_audrey_wasson.htm

giovedì 25 luglio 2013

LO SGUARDO DEL GUSTO

Magritte


I nostri occhi di carne sono già molto più che recettori dei raggi luminosi, dei colori e delle linee: sono computer del mondo, che hanno il dono del visibile.”
M. Merleau Ponty

venerdì 12 luglio 2013

La Lentezza del ThinkingFood

"La cucina è diventata arte grazie a una continua elaborazione, alla mescolanza di passato e futuro, qui e altrove, crudo e cotto, salato e dolce, e può continuare a vivere solo liberandosi dall'ossessione di chi non vuole morie."
M. Barbery, Estasi culinarie



Il cibo appartiene alla nostra vita quasi fosse un postulato del nostro abitare quel tempo che chiamiamo esistenza. 
Materia prima che ci nutre, ci appassiona, ci consola. 
Un tavolo imbandito è un patrimonio comune alla memoria di ognuno insieme ai sorrisi o alle parole a volte appuntite come lame, che in silenzio quello stesso tavolo conserverà per il resto dei suoi giorni. 
Rito del quotidiano, diritto/dovere fisiologico, divertissement sociale, il cibo e i gesti della composizione culinaria sono diventati ormai soggetto di una vera e propria overdose mediatica.
Tutti mastichiamo le parole dell'alta cucina e dell'elevata arte del degustare. Ognuno ha assaggiato il piacere sottile di stringere tra le dita il calice forbito di sostantivi e verbi lussureggianti e, appoggiandolo alle labbra, lo ha poi pasteggiato con lentezza destando la cortese invidia degli altri commensali.
Da abitudine domestica sottovalutata e screditata, la cucina è dunque diventato uno vero e proprio status sociale di primo ordine, recuperando così la sua originaria significazione di luogo di arte e di cura.
Ogni arte pretende tempo. Ogni opera nasce dall'unione sublime della materia e con l'immagine della sua metamorfosi. Ogni parola è muta senza il cesello di un lento pensiero.
La grande cucina, afferma la Barbery, ha bisogno di erosione ed oblio, perchè anche il calice più invidiato può sempre scheggiarsi se poggiato su una bocca troppo piena.
La radice del mondo del Food è la lentezza delle dita che sfiorano la materia della quotidianità per trasformarla nell'immagine dell'attimo e della sua infinitezza.
Buona lentezza, da ThinkerFood




 
 

giovedì 11 luglio 2013

La spiritualità del Gusto

Un brano donatomi da una cara amica. Parole per un'etica del Gusto: 

"Gli animali si nutrono, l'uomo mangia, solo l'uomo di spirito sa pranzare. Ho tra le mani la prima edizione (1825) della “Fisiologia del gusto”, l'opera più nota dello scrittore francese Anthelme Brillat-Savarin (1755-1826), un magistrato che, però, aveva la passione tutta francese (e italiana) della cucina. Ma il suo non è un ricettario, proprio perché egli è consapevole della verità della frase che abbiamo citato e che è da lui considerata quasi come un motto. L'animale infatti cerca il cibo per nutrirsi; l'uomo distratto e preso da troppe cose esteriori ha tempo solo per mangiare, possibilmente in modo veloce ed essenziale. Soltanto "l'uomo di spirito" sa gustare un cibo, nella serenità della mensa, con le giuste pause, assaporando le pietanze. In questo senso e non nell'accezione materialistica ben nota aveva ragione il filosofo Ludwig Feuerbach quando scriveva che der Mensch ist was er isst, l'uomo è ciò che mangia. Facciamo a questo punto due considerazioni. Tutte le grandi culture hanno collegato al cibarsi umano un significato di comunione (si pensi anche alla stessa eucaristia che è una "santa cena"). Il pranzo dovrebbe essere occasione di fraternità e di dialogo, cosa che certo non si compie quando in famiglia si ha il televisore acceso e si è pronti a fuggire per farsi i fatti propri. C'è, però, da ricordare che nel mondo ci sono milioni di persone che sono costrette ad essere come animali : la miseria le spinge a vagare in cerca di cibo, azzuffandosi e alla fine azzannando qualcosa per sopravvivere. Perciò, quando mangi o pranzi da persona civile, non puoi del tutto ignorare chi non riesce neppure a nutrirsi."
                                                                                                          G.Ravasi

venerdì 5 luglio 2013

LA PRATICA DELLA PAROLA

"Ho assaporato con gusto le parole, già, le parole scaturite da un incontro tra fratelli di campagna, certe parole che talvolta dilettano più dei piaceri della carne. Le parole: scrigni che raccolgono una realtà isolata e la trasformano in un momento da antologia; maghi che mutano la faccia della realtà, la impreziosiscono al punto di renderla memorabile e le offrono un posto nella biblioteca dei ricordi. Ogni esistenza è tale grazie al rapporto osmotico fra parola ed evento, in cui la prima riveste il secondo con l'abito della gala."
Muriel Barbery, Estasi culinarie


mercoledì 3 luglio 2013

PORTATA FILOSOFICA




"Le porte non sono state prese granchè in considerazione 
dalla speculazione filosofica. 
Eppure separano l'interno dall'esterno,
uniscono l'interno con l'esterno.



I.DAUTREMER

Come il mondo/tavolo di Hannah Arendt che separa ed unisce i commensali: esiste un mondo di cose tra coloro che lo hanno in comune, come un tavolo è posto tra quelli che vi siedono intorno:
il mondo, come in ogni in-fra (in-between),  mette in relazione e separa gli uomini nello stesso tempo".
 F.Rigotti, Il pensiero delle cose, Apogeo Edizioni. 

 Trovo magnifica questa immagine del mondo, come una porta o un tavolo, come uno spazio di chiusura o apertura tra NOI e L'ALTRO da NOI. Una tavola imbandita con i nostri pensieri, le nostre fedi, le nostre storie. Siamo questo:
commensali di un tempo e di uno spazio temporaneo, datoci in dono per scoprirne il sapore e il senso. E di solito ad un "CONVIVIO" dovremmo essere tutti amabilmente incuriositi da quei gusti e colori che non conosciamo, capaci di chiedere:
mi puoi passare un pò della fraganza di quel frammento di mondo che ti appartiene?  Sai non l'ho mai assaggiata. Ed invece cosa facciamo? Ci sediamo solo di fronte alla nostra portata...
e ignoriamo la scoperta e la condivisione di quella altrui.
Siamo, a volte,ingrati ospiti di un mondo imbandito per tutti e non solo per noi.

lunedì 1 luglio 2013

GUSTARE PER ESSERE

"Tutto il lusso del gusto è in questa scala; 
il fatto che la sensazione gustativa sia sottomessa al tempo, 
consente infatti di svilupparla come un racconto, o come un linguaggio: 
temporalizzato, il gusto conosce sorprese e sottigliezze; 
sono i profumi e le fragranze, costituiti in anticipo, 
se così si può dire, come ricordi."
 Barthes

 Tempo. Tutto è in fondo una questione di tempo. Linea o circolo, attimo o durata, giorni o anni. Non c'è una sola azione dell'uomo che non sia scandita dallo scorrere del tempo. Esso lascia segni e tracce di sè sulla pelle e nell'animo. Il tempo è ciò che scorre, ma soprattutto ciò che rimane ed ognuno ne è in fondo inconsapevole testimone, perchè siamo frutti di eredità feconde, che in noi ri-nascono diverse e nuove. Il tempo è una possibilità per nulla scontata. Esso scorre per tutti e rimane per pochi. Ecco perchè è un lusso. Cogliere il senso del tempo è una facoltà che richiede un lento esercizio di cura: è un'arte del gusto per la complessità di ogni istante. Gustare non significa semplicemente provare piacere. Il piacere passa, il gusto resta. Esso è infatti molto più che una sensazione. Il gusto è il sentimento consapevole del nostro essere nel tempo e in quanto tali del nostro essere possibilità aperte, trame dense e mai finite. Il gusto è l'ingrediente segreto della nostra identità.