“Tre cose io trovo mirabili anzi quattro, che mai
conoscerò:
la via dell'aquila addentro il cielo, la via del
serpente sopra la rupe, la via della nave
nel cuore del mare, la via di un uomo in un corpo di
donna”
(Proverbi 30, 18-19).
La Storia dell'uomo, la sua memoria e il suo tempo
iniziano dopo la Creazione. Il soffio divino è anima, la terra è
materia, il cielo è mondo. Ma qualcosa manca. L'uomo è un Io
perfetto ma defettibile: è un eterno senza ritmo, è un cuore che
non pulsa, un'epidermide che non vibra. E' bocca senza Verbo. Nella
sua perfezione nulla sorprende, nulla emoziona, nulla tocca e
sanguina. Nulla è mirabile perché tutto è evidente. Ma come in
ogni opera d'arte che si rispetti, c'è nell'Incipit dell'ontologia
dell'Uomo un secondo atto, un colpo di scena, l'Altra possibilità
celata e rivoluzionaria. Il suo nome è Eva. Sinuosa forma, vibrante
materia ricavata non dalla terra ma dalla carne stessa del suo Uomo,
Eva è creata per trasformare l'Uno in Due. Eva è la sanzione
dell'incompletezza mutata in evento miracoloso. Eva genera il segreto
dell'Essere nel mistero della relazione e della inter-azione.
L'incontro tra Adamo ed Eva è l'epifania della Creazione, la
rivelazione di due volti, due identità che nel riconoscersi ed
amarsi sanciscono l'uno il diritto dell'altro all'esistenza. “I
volti di un uomo e di una donna non sono essenze statiche, ma mobili.
Appaiono in temporanea sospensione nell'istante dell'incontro. In
quello d'amore, in particolare. L'incontro d'amore ha un tono che
definirei apocalittico; rivela lo straordinario avvento della faccia
d'uomo o di donna, coi loro trucchi e verità, svelati nel
rendez-vous dell'esistenza” (Nadia Fusini, I volti dell'amore,
Mondadori Milano 2003) . L'uomo è Imago divina che, dunque,
raggiunge l'apice della sua perfezione solo nell'istante in cui lo
sguardo innocente dei due volti di Adamo ed Eva s'incontrano. Uno
sguardo sancisce il diritto e il peccato dell'esistenza. Ma c'è una
fondamentale differenza tra i due sguardi, una differenza intesa nei
termini di una radicale ed ontologica diversità tra i due esseri
femminile e maschile. L'uno scopre, l'altro ascolta, l'uno risveglia,
l'altro attende. Eva da anello mancante diviene il motore mobile di
una ri-voluzione nel perfetto e statico cosmo dell'Eden. “E Dio
avrebbe preso l'uomo e deposto nel giardino dell'Eden, per lavorarlo
e custodirlo. Poi il Signore Iddio comandò su Adamo dicendo: Di ogni
albero del giardino mangiare potrai. Dell'albero della conoscenza del
Bene e del Male non mangerai, giacchè nel giorno in cui ne mangerai
di morte morirai”. ( Genesi 2, 15-17) “Non morireste affatto!
Infatti il Signore sa che, nel giorno del vostro mangiare da esso, i
vostri occhi si spalancherebbero e sareste come il Signore,
conoscitori del Bene e del Male! Allora vide la donna che l'albero
era buono, ne mangiò e ne diede anche al suo uomo, che era con lei e
questi ne mangiò” (Genesi 2,24; 31-13). Sono questi i passi
cruciali della Genesi, i passi che segnano la Caduta
dell'uomo nello stato di Essere radicalmente storico e temporale.
Quattro le parole feconde di colpa:
conoscenza-morte-occhi-mangiò. Scrutando attentamente queste parole
ci si accorge facilmente di come esse siano divise in due coppie di
genere diverso. La coppia Conoscenza-Morte rimanda a qualcosa di
astratto, la coppia Occhi- Mangiò denota qualcosa di concreto e
sensibile. Eva Vede,
desidera conoscere, freme, vibra la sua anima al solo pensiero di
gustare il sapore e il sapere. Eva poggia le sue labbra sulla polpa
carnosa del frutto proibito e ne offre al suo uomo. Adamo afferra e
morde e con Eva e come Eva si trasforma. La meraviglia, lo stupore,
la sensazione vibrante del desiderio, il morso della fame di
conoscenza sancisce la metamorfosi dell'Essere
immortale
in perituro Essere
Vivente. La
vita si paga con la morte. Umano troppo Umano il tocco di Eva, il suo
ingegno tradisce il disegno divino. “Antico dono di donna, il
cibo,. E' anzi il primo gesto che la donna compie. Prima di parlare,
e prima di generare e prima di morire. Il suo primo gesto è una mano
che coglie, una bocca che assaggia, un braccio che porge insieme a
due occhi che dicono: Prendi”( Elena Loewental, Eva e le altre,
p.91, Bompiani Milano 2007). Eva è la rivoluzione del tempo. Eva è
la pietra angolare del nuovo incipit del miracolo della vita, capace
di mutare la colpa in giorni, attimi ed istanti, costruiti ad uno ad
uno con spasimi, dolore, gioia, stupore. Eva è la chiave di volta
della Creazione. E' Lei, non Adamo, a caricarsi la colpa, a
squarciare il velo cristallino del perfetto Eden. Eva ascolta, Eva
sceglie, prima paladina di una volontà libera e candida. La sua
carne, prima immortale, porterà per sempre il dono del peccato, il
frutto dell'ardore e della passione. Il suo grembo si squarcia, come
quel velo, per mostrare il cibo proibito: la Vita. Paradosso divino,
Eva è condannata a custodire in sé il segreto della mortalità e a
generare attraverso di esso il mistero ed il miracolo dell'eternità
del reale. Dal morso mortale Lei, solo Lei, Via
Mirabile,
genererà il soffio della vita. Labbra del peccato, le sue, saranno
il nuovo Verbo di carne e sangue, labbra mortali, periture e madri
dei nostri battiti, dei nostri occhi, delle nostre lacrime, dei
nostri sorrisi. Eva madre del Presente.
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