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domenica 23 giugno 2013

IL MORSO DI EVA

“Tre cose io trovo mirabili anzi quattro, che mai conoscerò:
la via dell'aquila addentro il cielo, la via del serpente sopra la rupe, la via della nave
nel cuore del mare, la via di un uomo in un corpo di donna”
(Proverbi 30, 18-19).
La Storia dell'uomo, la sua memoria e il suo tempo iniziano dopo la Creazione. Il soffio divino è anima, la terra è materia, il cielo è mondo. Ma qualcosa manca. L'uomo è un Io perfetto ma defettibile: è un eterno senza ritmo, è un cuore che non pulsa, un'epidermide che non vibra. E' bocca senza Verbo. Nella sua perfezione nulla sorprende, nulla emoziona, nulla tocca e sanguina. Nulla è mirabile perché tutto è evidente. Ma come in ogni opera d'arte che si rispetti, c'è nell'Incipit dell'ontologia dell'Uomo un secondo atto, un colpo di scena, l'Altra possibilità celata e rivoluzionaria. Il suo nome è Eva. Sinuosa forma, vibrante materia ricavata non dalla terra ma dalla carne stessa del suo Uomo, Eva è creata per trasformare l'Uno in Due. Eva è la sanzione dell'incompletezza mutata in evento miracoloso. Eva genera il segreto dell'Essere nel mistero della relazione e della inter-azione. L'incontro tra Adamo ed Eva è l'epifania della Creazione, la rivelazione di due volti, due identità che nel riconoscersi ed amarsi sanciscono l'uno il diritto dell'altro all'esistenza. “I volti di un uomo e di una donna non sono essenze statiche, ma mobili. Appaiono in temporanea sospensione nell'istante dell'incontro. In quello d'amore, in particolare. L'incontro d'amore ha un tono che definirei apocalittico; rivela lo straordinario avvento della faccia d'uomo o di donna, coi loro trucchi e verità, svelati nel rendez-vous dell'esistenza” (Nadia Fusini, I volti dell'amore, Mondadori Milano 2003) . L'uomo è Imago divina che, dunque, raggiunge l'apice della sua perfezione solo nell'istante in cui lo sguardo innocente dei due volti di Adamo ed Eva s'incontrano. Uno sguardo sancisce il diritto e il peccato dell'esistenza. Ma c'è una fondamentale differenza tra i due sguardi, una differenza intesa nei termini di una radicale ed ontologica diversità tra i due esseri femminile e maschile. L'uno scopre, l'altro ascolta, l'uno risveglia, l'altro attende. Eva da anello mancante diviene il motore mobile di una ri-voluzione nel perfetto e statico cosmo dell'Eden. “E Dio avrebbe preso l'uomo e deposto nel giardino dell'Eden, per lavorarlo e custodirlo. Poi il Signore Iddio comandò su Adamo dicendo: Di ogni albero del giardino mangiare potrai. Dell'albero della conoscenza del Bene e del Male non mangerai, giacchè nel giorno in cui ne mangerai di morte morirai”. ( Genesi 2, 15-17) “Non morireste affatto! Infatti il Signore sa che, nel giorno del vostro mangiare da esso, i vostri occhi si spalancherebbero e sareste come il Signore, conoscitori del Bene e del Male! Allora vide la donna che l'albero era buono, ne mangiò e ne diede anche al suo uomo, che era con lei e questi ne mangiò” (Genesi 2,24; 31-13). Sono questi i passi cruciali della Genesi, i passi che segnano la Caduta dell'uomo nello stato di Essere radicalmente storico e temporale. Quattro le parole feconde di colpa: conoscenza-morte-occhi-mangiò. Scrutando attentamente queste parole ci si accorge facilmente di come esse siano divise in due coppie di genere diverso. La coppia Conoscenza-Morte rimanda a qualcosa di astratto, la coppia Occhi- Mangiò denota qualcosa di concreto e sensibile. Eva Vede, desidera conoscere, freme, vibra la sua anima al solo pensiero di gustare il sapore e il sapere. Eva poggia le sue labbra sulla polpa carnosa del frutto proibito e ne offre al suo uomo. Adamo afferra e morde e con Eva e come Eva si trasforma. La meraviglia, lo stupore, la sensazione vibrante del desiderio, il morso della fame di conoscenza sancisce la metamorfosi dell'Essere immortale in perituro Essere Vivente. La vita si paga con la morte. Umano troppo Umano il tocco di Eva, il suo ingegno tradisce il disegno divino. “Antico dono di donna, il cibo,. E' anzi il primo gesto che la donna compie. Prima di parlare, e prima di generare e prima di morire. Il suo primo gesto è una mano che coglie, una bocca che assaggia, un braccio che porge insieme a due occhi che dicono: Prendi”( Elena Loewental, Eva e le altre, p.91, Bompiani Milano 2007). Eva è la rivoluzione del tempo. Eva è la pietra angolare del nuovo incipit del miracolo della vita, capace di mutare la colpa in giorni, attimi ed istanti, costruiti ad uno ad uno con spasimi, dolore, gioia, stupore. Eva è la chiave di volta della Creazione. E' Lei, non Adamo, a caricarsi la colpa, a squarciare il velo cristallino del perfetto Eden. Eva ascolta, Eva sceglie, prima paladina di una volontà libera e candida. La sua carne, prima immortale, porterà per sempre il dono del peccato, il frutto dell'ardore e della passione. Il suo grembo si squarcia, come quel velo, per mostrare il cibo proibito: la Vita. Paradosso divino, Eva è condannata a custodire in sé il segreto della mortalità e a generare attraverso di esso il mistero ed il miracolo dell'eternità del reale. Dal morso mortale Lei, solo Lei, Via Mirabile, genererà il soffio della vita. Labbra del peccato, le sue, saranno il nuovo Verbo di carne e sangue, labbra mortali, periture e madri dei nostri battiti, dei nostri occhi, delle nostre lacrime, dei nostri sorrisi. Eva madre del Presente.

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